STRANI RACCONTI
Parte 8: NEBULOS
di FABIO VOLINO

 

Se davvero c’è un burattinaio dietro le sue ultime sventure, sembra aver organizzato tutto anche troppo bene. Stephen Strange in questo momento è paralizzato, dopo essere stato separato troppo a lungo dal suo corpo fisico, e davanti a lui troneggia l’immensa figura di Nebulos, Signore dei Pianeti Perigliosi. Tutti i nemici del suo passato, tutti gli avversari che ha affrontato all’inizio della sua carriera di Signore delle Arti Mistiche, stanno ora ritornando più letali che mai. Da Yandroth a Aggamon, da Dormammu a Incubo… forse ha intuito chi può essere il burattinaio. Sempre se avrà tempo per scoprire se aveva ragione.
“Eccoti qui, Stephen Strange” dice Nebulos “Alla mia mercè: paralizzato ed impotente. Tu non puoi immaginare ciò che era rimasto dei miei mondi quando il Tribunale Vivente mi ha affrontato…”.
“Sì, sventurato” pensa il mago “Parla, come il vanaglorioso che sei, dammi il tempo di recuperare le forze”.
“Solo rocce e distruzione, ecco cosa era rimasto! Ci ho messo anni, secondo il tempo di misurazione di voi terrestri, a riottenere i miei domini, a farli tornare al loro antico splendore. Ora però posso vendicarmi”. In risposta, la sua staffa inizia a brillare.
“Vendicarti?” lo irride Strange “Non sono io che mi sono alleato con un umanoide di un altro mondo, che voleva rapire una donna inerme, con un piano del genere quanto lontano credevi di andare?”.
“Sciocco, mi deridi anche nel momento della tua fine”.
“Come posso prenderti sul serio quando credi che con la mia morte otterrai qualcosa? Questo è un metodo di pensare che anche sulla Terra è oggetto di ironia”.
“Tu sei il Mago Supremo, hai un ruolo…”.
“Come sempre ti circondi di pessimi alleati, Nebulos, altrimenti sapresti da tempo che non sono più il Mago Supremo della Terra”.
Eppure mentirebbe se ora dicesse che questa situazione lo soddisfa. Non tanto per inesperienza da parte di Rintrah, quanto perché ha scoperto sulla sua pelle che il suo pianeta è ancora minacciato da forze oscure, più letali che mai. E lui ha sentito crescere dentro di sé il senso del dovere, quella sensazione che aveva provato a lasciarsi alle spalle rifugiandosi nella dimensione di Clea.
“Non cambia nulla” ribatte sprezzante Nebulos “Il mio desiderio di vendetta rimane”.
“Dimmi allora solo una cosa. Con chi ti sei alleato stavolta?”.
“Lo sai bene: Incubo”.
“No, c’è qualcun altro dietro tutta questa vicenda, deve esserci. Qualcuno che ci ha preso tutti in giro, che ci ha irriso come se fossimo dei bambini. Che ci ha modellato come creta e noi abbiamo agito consapevolmente o meno secondo il suo volere. Conosci il…”.
Ma Nebulos blocca il suo discorso. “Vile infame! Ho capito cosa stai cercando di fare: mi vuoi far perdere tempo di modo da recuperare le forze. Ora dunque ti annienterò come la pulce che sei”. La staffa del poderoso essere brilla sempre più.
Strange non è ancora in grado di muoversi, eppure in quel momento una vista gli ridona speranza. “Nebulos, guardati alle spalle”.
“Basta con questi trucchi infantili”.
“D’accordo, non farlo. E pagane le conseguenze. Perchè, diversamente da me, non vedrai il corpo stellato di Eternità!”.

Inghilterra.

Kaluu si blocca, come paralizzato dallo stupore. In realtà sapeva bene cosa avrebbe visto ed in vita sua ha assistito a spettacoli decisamente più magnifici. Però il suo ruolo di ingannatore impone che lui rimanga affascinato dalla dimora di Victoria Bentley.
“Cosa c’è?” gli chiede lei “Cos’è che ti ha fermato?”.
“Lo sai bene, sgualdrina” pensa Kaluu “Vuoi solo pavoneggiarti nella tua lussuria”. “La tua abitazione, Victoria: è… è… non ci sono parole per descriverla”.
“Sono ancora convinta che dovremmo informarci sul disastro aereo che ci ha visti coinvolti. Forse in questo momento ci staranno cercando, credendo che siamo morti…”.
“Quelle sono questioni per uomini semplici, che non hanno raggiunto un livello di conoscenza come il nostro. Noi dobbiamo invece aspirare a qualcosa di sublime”.
Senza aggiungere altro, come convinta da queste ultime parole, la donna porta Kaluu all’interno della sua dimora. Subito l’attenzione dell’uomo si concentra sulla ampia biblioteca capace di accogliere più di quarantamila volumi. Per la precisione nel reparto dei tomi mistici.
“Uhm, vedo che possiedi alcuni testi rari e ricercati” commenta Kaluu “E noto… anche tomi dedicati alla magia nera”.
“Me ne sono interessata recentemente” spiega Victoria “Ti confesso che li ho trovati… molto singolari”.
Kaluu la osserva in volto e la donna giurerebbe in quel momento che i suoi occhi stiano brillando. “In molti tendono a denigrare la magia nera, semplicemente perché temono la conoscenza che da essa deriva. Ma essa non fa altro che aprire la nostra mente ai territori oscuri dell’anima ed a padroneggiarli. Mi fa piacere che tu ti sia dedicata a questa branca della magia, perché appassiona anche me”.
“Allora possiamo studiarla insieme” propone Victoria “Vedere quali risultati riusciamo ad ottenere”.
Kaluu annuisce, con convinzione: senza alcuno sforzo sta conducendo questa donna verso la via da lui desiderata. Il terreno, per così dire, era già fertile in precedenza, l’anima di Victoria Bentley era già stata toccata dall’oscurità.

Dimensione di Nebulos.

L’essere infine si volta: sì, c’è davvero Eternità a pochi metri da lui. “Non ho alcun motivo di combatterti: vattene”.
“NON POSSO FARLO. STEPHEN STRANGE AVRÀ UN RUOLO FONDAMENTALE NEGLI AVVENIMENTI PROSSIMI. NON PUOI UCCIDERLO”.
“Non mi importano i tuoi dubbi esistenziali. Io non mi inchino davanti a nessuno per…”.
Il colpo psichico che lo raggiunge subito dopo non lo fa di certo inchinare, ma arretrare sì.
“Dunque il guanto della sfida è stato lanciato”.
E due potentissime entità si fronteggiano, generando il caos in questa dimensione di per sé già troppo caotica. Le montagne tremano e si spaccano, fenditure si spalancano nel terreno, i corsi d’acqua straripano, la terra stessa pare urlare di dolore… e Stephen Strange è ancora immobilizzato.
“Non sono ancora morto” pensa “Ma questo scontro potrebbe riparare alla mancanza. Devo agire in qualche modo… c’è un unico modo, anche se mi costerà le residue forze”.
E così la sua forma astrale abbandona il corpo fisico. Il mago lancia poi un incantesimo che pone in alto e al riparo di uno scudo protettivo il suo involucro fisico. Si reca poi il più vicino possibile al luogo dello scontro, certo comunque della sua assoluta impotenza di fronte a quanto sta accadendo: ma prima che sia a metà strada una voce tonante risuona nella sua testa.
“DEVI ANDARTENE SUBITO!”.

Dimora del Mago Supremo.

Rintrah, ancora in guisa umana, sorseggia con gusto ogni goccia del caffè che è stato preparato per lui da Janet Bourchard. Alla fine posa la tazzina e la guarda negli occhi. “Semplicemente meraviglioso”.
“Te lo avevo detto che il mio caffè era da favola” sorride lei, per poi chinare il capo, ammaliata dallo sguardo del suo compagno “Senti, che facciamo? Ci guardiamo un DVD?”.
“Un DVD?”. Rintrah ha sempre trovato curioso il linguaggio terrestre, soprattutto per la sua capacità di racchiudere in comode sigle termini lunghi e a volte complicati.
“Sì, un film. Oppure andiamo al cinema, se no conosco un locale appartato che…”.
In quel momento si ode un rumore, non si sarebbe avvertito se l’abitazione non fosse immersa nel silenzio più totale e se Janet avesse avuto un tono di voce alto. Sembra quasi che qualcuno stia raspando alla porta piuttosto che bussare.
“Aspetti qualcuno?” chiede la donna.
Rintrah compie una rapida indagine mistica e scopre subito chi è il suo visitatore: non si prospettano affatto buone notizie. “Janet, devo chiederti di andartene, passando dal retro”. Il suo tono di voce è basso, come se volesse confessare una colpa.
Lei praticamente sbianca in volto. “Cosa? Ma che vuol dire? Senti, per me non ci sono…”.
“Janet, mi dispiace, ma…”.
Lei afferra la tazzina di caffè e la tira in basso con quanta più violenza possibile, frantumandola. “D’accordo, brutto bastardo, me ne vado! Spero che ora tu sia soddisfatto!”. Ed afferrando la sua borsetta, si allontana a passo irato, preoccupandosi ovviamente di sbattere la porta sul retro.
Seppur dispiaciuto per quanto ha dovuto fare, Rintrah sente che era la cosa giusta: ma non ne è del tutto convinto. Si precipita poi alla porta e come la apre, Clea cade tra le sue braccia, senza mormorare una sola parola. Il Mago Suprema la libra in aria, sussurrando incantesimi che leniscono il dolore, ma ancora la donna di un’altra dimensione non riprende conoscenza. Allora Rintrah la porta al centro del Sancta Sanctorum, non smettendo mai di mormorare magie. Una rapida sonda mistica rivela che Clea ha vissuto nelle ultime ore eventi traumatici, ma non è dato di scoprire quali, la sua mente è troppo confusa in questo istante. Rintrah continua con i suoi incantesimi.
All’esterno qualcuno ha osservato ed osserva tutta la scena e con un semplice gesto, senza che il Mago Supremo se ne accorga, fa crollare tutte le difese mistiche poste a guardia della dimora. “Tic toc” esclama “Il tempo si sta esaurendo per voi due”.
E comincia ad incamminarsi verso l’abitazione.

Dimensione di Nebulos.

“TI RIPETO, STRANGE, VATTENE!” per Eternità è praticamente un urlo. E rimbomba nella testa del mago.
“Ma potrei aiutarti…” prova a protestare il mago, debolmente.
“SAI BENE CHE QUI NON PUOI FARE NULLA, È UN’ALTRA LA BATTAGLIA CHE TI ATTENDE. UNA BATTAGLIA DA CUI DIPENDE NON SOLO IL TUO DESTINO. E SAPPI QUESTO: IL TUO AVVERSARIO… POSSIEDE UNA FRAZIONE DEL MIO POTERE, DUNQUE È PROBABILMENTE IL PEGGIOR NEMICO CHE TU ABBIA MAI INCONTRATO”.
“Se è chi penso… lo era anche prima”.
“VAI ORA, NON FARTELO RIPETERE ANCORA!”.
Strange è certo di essere in errore, eppure vede Eternità in difficoltà di fronte ad un essere come Nebulos. Che di sicuro non è un peso leggero, ma di certo non così arduo per colui che è l’incarnazione della totalità dell’Universo. Per colui che si è fatto volutamente imprigionare da Incubo non perché fosse stato sconfitto, ma perché non lo riteneva degno di attenzione. Comunque non indugia ulteriormente: torna indietro ed apre un portale dimensionale, poi si rifonde col suo corpo fisico. L’ultima cosa che vede è un tremendo raggio energetico di Nebulos che centra in pieno Eternità. Poi Stephen Strange precipita verso l’abisso, al termine del quale intravede una luce. Una luce che lo riporterà a casa. Ma non è ancora questo il suo destino, poiché in quel momento avverte una forza che cerca di trattenerlo. Di invertire la sua rotta.
“No, non un’altra volta!” esclama “Devo tornare immediatamente da Clea!”.
Ma in questo istante Strange è troppo debole e la forza di volontà di chi sta cercando di strapparlo dal flusso dimensionale decisamente più forte. Così precipita in un nuovo abisso.

Da qualche parte.

La sua mente è piena di buchi, un’amnesia senza fine. Il vecchio fuggito dall’ospedale prova a rimettere insieme i pezzi di una vita che non è più certo di aver posseduto. Ci sono solo immagini confuse nella sua mente: di un solitario ritrovo su monti innevati; di persone che erano attorno a lui ed ascoltavano con riverenza le sue parole; di potenti nemici, che non avrebbero esitato ad ucciderlo. Ricordi di… morte.
Ma ancora non rammenta il suo nome, ancora non ricorda cosa faceva nella sua vita precedente. Eppure deve scoprirlo al più presto, perché, e non sa spiegarsi come, è certo che da questa scoperta dipenda molto più della sua sanità mentale.

Dimora del Mago Supremo.

Finalmente Rintrah riesce a penetrare le difese mentali di Clea: a quanto pare il suo regno è stato riconquistato da Umar, la quale ha ucciso suo padre. Clea stessa è viva per miracolo. Rintrah quasi inorridisce: loro due e Strange hanno subito più attacchi in questi ultimi, pochi giorni che in tutte le settimane in cui conducevano esistenze separate.
La donna infine riapre gli occhi e tende una mano in alto, come a voler cercare la salvezza. La riabbassa subito perché si sente ancora molto debole. Poi nota il suo amico. “Rintrah” dice a bassa voce “Per fortuna… sono riuscita ad arrivare da te, praticamente non ricordo cosa ho fatto in quest’ultima ora, era tutto così confuso… Stephen, ho bisogno di lui”.
Il Mago Supremo esita qualche istante prima di rispondere. “Purtroppo non è qui, Clea, è misteriosamente scomparso dopo uno scontro con Dormammu!”.
“Dormammu!”. Nel sentire il nome di suo zio, la ragazza dai capelli color argento ritrova la voce. “Rintrah, Rintrah… Mia madre… mi ha detto che non avrebbe potuto riconquistare la Dimensione Oscura da sola, che ha avuto bisogno di un alleato. Credevo fosse mio zio, ma… ora credo che il burattinaio sia stato qualcun altro, per quanto possa sembrare impossibile. Tu non conosci la sua malvagità, Rintrah, è il più letale avversario di Stephen, è…”.
In quel momento suona il campanello e la casa piomba ancora una volta in un silenzio innaturale.
“Non andare ad aprire, Rintrah, è lui”. Clea trema visibilmente.
“Tu rimani qui, ben nascosta. E non avere paura per me” tenta di rassicurarla il Mago Supremo.
Con passo cauto, Rintrah si avvicina alla porta d’ingresso, mentre un globo cremisi compare nella sua mano destra. Giunge dunque davanti all’entrata, tira un grosso respiro, la spalanca e… si blocca sul posto.
“Wong!” esclama “Dannazione, mi hai fatto prendere un colpo”.
“Ti chiedo scusa” si giustifica il fedele servo “Ma mi hai fatto uscire così di fretta prima che non ho fatto in tempo a prendere le chiavi. E così…”.
Rintrah annuisce e si appresta a calare la mano, ma qualcosa lo ferma a mezza via. “Un momento, questo potrebbe essere un trucco” pensa. Compie una rapida analisi mistica, che non gli rivela alcun pericolo in Wong. Il quale però non provvede a fugare i suoi dubbi quando uno sguardo di terrore compare nei suoi occhi: non è rivolto a lui, ma a qualcosa dietro di lui. O qualcuno.
Rintrah, il Mago Supremo della Terra, si volta e finalmente si trova faccia a faccia col suo nemico. “Tu!” grida.

Una dimensione ignota.

Improvvisamente è come se tutto il dolore svanisse e lui si sentisse nuovamente libero. Stephen Strange riapre gli occhi e si trova ad osservare un soffitto antiquato e pieno di ragnatele: come altra dimensione non è così dissimile dalla sua. Lentamente si rimette in piedi: la stanza in cui si trova sembrerebbe una prigione, se non fosse per la sua ampiezza ed il suo elegante arredamento, in contrasto col soffitto. Del resto non tutte le celle devono essere per forza scomode.
Nel vedere il letto a baldacchino in cui si è risvegliato e nel dare un’occhiata da una finestra al paesaggio circostante, Strange avverte una sensazione di familiarità. Come è accaduto nel regno di Aggamon. O Incubo. O Nebulos. Chi avrà ora di fronte?
La risposta giunge subito: l’unica porta dell’ampia stanza viene spalancata e fa il suo ingresso una donna che per certi versi gli ricorda Clea. Anche lei ha i capelli color argento, anche lei possiede una bellezza ammaliante: è tutto il resto che è diverso. La donna si lancia contro Strange e, prima che lui possa fare qualcosa, compie un gesto inaspettato: lo abbraccia.
“Finalmente sei tornato” dice la donna “Devi aiutarmi: mia sorella Shazana è impazzita e si appresta a distruggere la tua dimensione”.

CONTINUA...